Su questo blog ho solo e sempre parlato di tre cose, quelle a cui fanno riferimento i verbi del sottotitolo e che si racchiudono nei tre tag elencati qui a fianco: film, musica e libri. Pochissime le eccezioni, un po' perché un obiettivo è un obiettivo, per cui vale la pena essere coerenti, e un po' perché sono gli argomenti di cui mi riesce facile scrivere. D'altro non saprei discettare. Solo che poi mi capita di vedere certe cose e allora non posso fare a mano di restare interdetto, di chiedermi quale sia la vera ragione di tutto sto sbattimento giornaliero e rispondere che è la voglia di parlare di cose belle, di cose che per ragioni personali riguardano quasi sempre il cinema, la musica e la letteratura, ma che a volte possono estendersi ad altri campi, ad altre rivelazioni di luce, bellezza, verità, magia, divinità (per chi ci crede). Tipo ieri sera, verso le 21.30, al minuto 46 di una partita di Champions League, quando una specie di nano coi piedi corti e le gambe spesse ha fatto una cosa che fino ad allora avevo visto solo nei cartoni animati, in Holly e Benji per la precisione, che sta alla mia infanzia come Sufjan Stevens o i National stanno alla mia età adulta. Quello che in questo video si vede al trentesimo secondo è espressione di bellezza tanto quanto una canzone, un quadro, una sequenza cinematografica, una fotografia, un volto, un paesaggio, qualsiasi cosa che sta su questa terra e ci faccia pensare che non siamo qui per svegliarci la mattina e andare a dormire la sera, ma per fare qualcosa di buono. Lo penso ogni volta che leggo, ascolto o vedo cose belle. Come ieri sera: grazie, Leo.
Update: il grande Claudio, che a questo indirizzo tiene un blog folle e geniale come lui, ha pubblicato or ora quasi la stessa cosa mia. Grazie ancora, Leo.
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