giovedì 17 febbraio 2011

Pausa sigaretta

Parlando di registi noti per essere delle gran rotture di palle, ammesso che proprio in questo sta anche la grandezza di Bela Tarr, l'americano James Benning ha pochi rivali. Ed e' pure lui un grande autore del cinema sperimentale contemporaneo, un ricercatore del tempo, piu' che dello spazio. Con il suo ultimo film Twenty Cigarettes, che era al Forum della Berlinale, fa esattamente quel che dice nel titolo: filma venti persone in primo piano mentre fumano altrettante sigarette. Per un'ora e mezza, un volto dopo l'altro. Se non si sa cosa si va a vedere la reazione puo' essere drastica. Se lo si sa - e uno che sta qui dovrebbe saperlo - si pazienta e si sta a guardare. Il lavoro e' elementare, l'idea facile e scontata, ma l'esecuzione lascia lo spazio alla sorpresa: alla noia della persona ripresa e alle espressioni del suo volto, che possono essere guidate dal fatto che i protagonisti sanno di essere ripresi, ma anche dalla liberta' o, meglio ancora dall'istinto di svincolarsi dall'oppressione dell'obiettivo. Benning lavora sulla sospensione del tempo messa in atto da ogni pausa sigaretta , scomette sul paesaggio di ogni volto e alla lunga vince, non sorprende ma vince. E il suo lavoro, che e' un unico grande affresco paesaggistico del mondo, ora si e' arricchito dei venti volti che ha filmato con il suo solito stile: immobile e dilatato, con il sonoro a creare quel movimento che la macchina da presa ostinatamente si vieta.

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