giovedì 20 maggio 2010

Cannes 63 - Finalmente

Al settimo giorno il festival si è dato finalmente una mossa. Un solo capolavoro, Carlos di Olivier Assayas, fuori concorso perché televisivo (e di cui magari scrivo un’altra volta perche' ci sarebbe troppo da dire), e due film belli, interessanti, non perfetti, ma coraggiosi. Schastye Moe di Sergei Loznitsa e Poetry di Lee Chang-Dong sono per ora gli unici due titoli del Concorso a meritare una vera riflessione. Uno è slabbrato, aperto, troppo metaforico e pomposo, eppure libero e politico, sembra Lynch che riflette sull'annichilimento del popolo russo. È piaciuto a pochi, e forse sono io ad aver preso un abbaglio, ma è un film senza freni, aggrovigliato e oscuro, con forma e una narrazione assolutamente innovative.
Poetry invece è un vero schiaffo morale, un film spietato che parla di memoria e responsabilità, bellezza e fallimento, racchiuso nella mente disturbata dall'Alzheimer di un'anziana signora coreana. Il tema è fortissimo e cozza volutamente con la messinscena naturalista, luminosa e frontale, ma pronta a fare del buio il vero sfondo della realtà. Poi è troppo lungo, non sempre controllato, volutamente scioccante nella sua normalità, ma, insomma, avercene di gente così...

Perché ieri è passato anche La nostra vita di Daniele Lucchetti, ma siccome ho deciso che scrivo post negativi, lascio perdere.

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