E dunque è scoppiato il caso Prometheus. Il nuovo film di fantascienza di Ridley Scott, quello di cui si parla da mesi, che dicono essere la risposta ad Avatar, che nelle intenzioni dei suoi autori va all'origine della saga di Alien e addirittura della vita stessa, il filmone dell'anno girato in 3D con Fassbender truccato come Automan, uscito la scorsa settimana negli Stati Uniti e in mezza Europa (e da venerdì nella parte restate del globo), in Italia, ormai lo sanno anche i sassi, arriverà solamente il 19 ottobre. Se uno guarda su Imbd la lista dei paesi in cui il film verrà proiettato, l'Italia è all'ultimo posto (penultimo, anzi, ché dopo c'è la Svizzera italiana: va bene sfigati, ma non così tanto...): immagino che nemmeno nella classifica Onu sulla libertà di stampa, Bielorussia, Cambogia o Kuwait abbiano mai sperato di starci davanti. Eppure è così. Il 19 ottobre. Per allora, come ha fatto notare Federico Bernocchi (linkato da Federico Gironi), il film sarà già stato scaricato o comprato all'estero da una buona fetta di spettatori, con il rischio di influire negativamente sugli incassi delle già disastrate sale cinematografiche. E allora parte la polemica più o meno ovunque: tutti a dire che il caso è esemplare di quanto la distribuzione italiana sia vecchia (giusto); di come, forse, siano vecchi soprattutto i consumatori di cultura (giustissimo); di quanto il download sia illegale ma inevitabile (giusto, per quanto sbagliato); di come, soprattutto, il sistema distributivo cinematografico e televisivo non sia in grado di adeguarsi alla velocità con cui oggi viaggiano le informazioni e non stia capendo un tubo dei cambiamenti subito dall'industria culturale negli ultimi anni (ancora giustissimo, sacrosanto anzi).