martedì 24 gennaio 2012

Cinema muto

Anche solo vedere Hugo e The Artist fianco a fianco, come i due film con il maggior numero di nomination ai prossimi Oscar, mi fa un po' girare le balle. Non perché Hugo venga sminuito dalla vicinanza con The Artist, ma perché in questo modo si rischia di accomunare l'operazione di revisione della storia del cinema che accomuna i due film. Ok, posso facilmente credere che Hazanavicius non abbia intenzione di rivaleggiare con Scorsese, ma ciò non toglie che il suo film fallisca proprio laddove, per una volta negli ultimi anni, quello di Scorsese fa centro. Scorsese, come scrivevo qui, fa del suo film per bambini la più lucida operazione cinefila della sua carriera, piena di amore e passione, e lo fa con il 3D, spacciato solitamente per modernità e in realtà semplice tentativo di superare le barriere espressive da parte di un'arte condannata all'evoluzione e all'inerzia, alla fissata del quadro e al vortice della scena. Non è un caso, a ripensarci, che Hugo sia pieno di corse e rincorse, di bambini svelti, di adulti zoppicanti, di anziani immobili, ai quali, però, viene dato l'onore del piano frontale, di uno sguardo rivolto allo spettatore che dà vita a un dialogo onesto e a cuore aperto. The Artist, invece, quel piano frontale lo ignora, perché ignora il linguaggio del cinema muto che vorrebbe ricreare. Il cinema muto omaggiato da Scorsese è un sogno così lontano da essere diventato fiaba; quello di The Artist, invece, è un'invenzione così falsa da diventare la perfetta versione contemporanea del nostro passato, tra nostalgia e modernariato.

1 commento:

  1. Grazie, in effetti non ho affatto voglia di vedere The Artist e invece questo Scorsese mi attira, per la prima volta da molto tempo. adesso mi hai spiegato perché.

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