venerdì 16 dicembre 2011

La carica disordinata e precipitosa della mente di Christopher.

Oggi è morto Christopher Hitchens, e in molti ne stanno giustamente tessendo gli elogi. Io non ho mai letto suoi libri e solo di rado affrontavo gli articoli pubblicati sul Corriere della sera. Ma sapevo bene chi fosse, Christopher Hitchens, perché l'ho conosciuto nei libri di Martin Amis, che di Hitchens era il migliore amico e ne ha parlato a lungo in Koba il terribile e soprattutto in Esperienza. Copio allora qui un brano bellissimo e divertente dall'autobiografia di Amis, dal quale si evince in modo perfetto la personalità di Hitchens, e anche il motivo per cui mi stesse simpatico. E' un po' lungo, ma ne vale la pena.

- Allora, niente balle sinistre, Ok?
- ... Niente balle sinistre.
- Promesso?
- Promesso.
Il mio passeggero era Christopher Hitchens e lo stavo portando nel Vermont a incontrare Saul Bellow. Il programma era di cenare con lui, fermarci per la notte e rientrare a Cape Cod il mattino dopo. (...) Intorno alle 11.15 il silenzio si adagiò piano sul tavolo della cena. Christopher, del tutto sobrio ma con la palpebra appesantita, accartocciava tra le dita un pacchetto vuoto di Benson & Hedges. Anche i Bellow avevano gli occhi bassi. Io mi tenevo la testa tra le mani e fissavo i postumi della cena, o meglio dello scontro frontale di quella sera: i fari storti, le cerniere scardinate, il volante che ancora girava. Il piede destro mi faceva male tanti erano i calci che avevo rifilato negli stinchi a Hitch. Sarebbe semplicistico affermare che Cristopher aveva trascorso l'ultima ora e mezza circa a mettere insieme una triste teoria di balle sinistre. Ma cerchiamo di non farci paralizzare dalla paura di risultare semplicistici. Certe volte è esattamente quello che vuole... 
Tema della discordia, com'è ovvio, fu Israele. Christopher aveva già prodotto un pezzo dal titolo "Holy Land Eretic" (Raritan, primavera 1987), in cui additava la "generica idealizzazione di Israele solitamente propinata da Saul Bellow, Eli Wiesel, e altri". Gran parte delle argomentazioni di Christopher, al tavolo della cena nel Vermont, si possono ritrovare in quell'articolo che aveva scritto, per così dire, da cristiano. (...) Inutile dire che Christopher si fece un punto di primario, assoluto onore intellettuale nel non permettere al fatto di aver scoperto le sue origini ebraiche di modificare in qualche modo le sue opinioni in materia di scienze e di etica politica. La rivelazione di Nonna Dodo non aveva reso lo stato di Israele meno messianico, espansionista o antidemocratico. Christopher non intendeva pensare col sangue, né al tavolo di lavoro, né a quello della cena. Emozioni e atavismi doveva farsi da parte, per consentire alla ragione - principessa di ogni facoltà - di svolgere il proprio compito. (...)

Naturalmente Bellow era in grado di sostenere un discussione razionale - anzi, benthamita - sui pro e i contro di Israele. Ma quella sera non funzionò così. Ben presto Janis e io ci riducemmo a emettere occasionali fonemi di disapprovazione. E Saul, proteso sul tavolo, le spalle in avanti, le gambe sotto la sedia, si fece a sua volta molto laconico negli interventi, deciso a subire stoicamente quella valanga di logica pura, versetti e densi capitoli di fatti, di precedenti storici, reboanti statistiche, sottili distinguo a tutto volume: la carica disordinata e precipitosa della mente di Christopher.

A un certo punto fu tutto finito e ci toccò affrontare il silenzio. Il mio piede destro pulsava per l'inutile superlavoro svolto sotto il tavolo ai danni degli stinchi di Hitch... (...) Una sorta di consenso si andava addensando nella stanza; riguardava il desiderio di salvare la serata. Magari cambiando argomento, sorseggiando un ultimo caffè? No. Non ci restava che chiudere e andarcene tutti a dormire. Ma per il momento restavamo lì seduti, irrigiditi in un silenzio rabbioso.

Christopher non aveva mai smesso di compattate la scatoletta dorata delle Benson & Hedges. Davanti a lui si dispiegava il campo di battaglia ormai immobile: lo stato di Israele ridotto alla completa impotenza sul piano strategico e militare... Nel suo romanzo più o meno à clef sulla vita letteraria di Londra, Brilliant Creatures (1983), Clive James disse che l'espressione "senza un atomo di imbarazzo" sembrava inventate apposta per il personaggio ispirato a Hitchens. Christopher, a quanto pare, non stava considerando l'ipotesi di smentire il commento con atteggiamenti autocritici. Nel corso della discussione erano state valutate le opinioni di Edward Said, e in chiusura di serata Christopher ci tenne a sottolineare la propria posizione. Il silenzio mi tormentava ancora le orecchie come un fastidioso ronzio. 
- Be', - disse, - scusate se mi sono lasciato un po' trascinare. Ma Edward è un mio amico. Se non lo avessi difeso... mi sarei sentito a disagio.
- E adesso invece come ti senti? - gli chiese Saul.

Martin Amis, Esperienza, Einaudi, Torino 2002 (trad. Susanna Basso), p. 243 e pp. 246-249.

2 commenti:

  1. Bellissimo brano! La traduzione, mi permetto di aggiungere, è di Susanna Basso.

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  2. Hai ragione. Mi è venuto in mente dopo averlo postato e non ho fatto in tempo ad aggiungerlo. Ora c'è: grazie.

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