mercoledì 18 maggio 2011

L'uomo del presente

L'ultimo film di Aki Kaurismaki, il bellissimo Le Havre, Palma d'oro auspicati praticamente da ciascun spettatore uscito dalla proiezione di ieri, fa capire che la grandezza di un regista consiste principalmente nella sua capacita' di rendere credibile il suo mondo. E in questo Kauriskmaki non lo batte proprio nessuno. Il suo mondo e' popolato, come dice la moglie del protagonista del film, da adulti che in realta' sono dei bambinoni, da alieni umani che un loro posto sulla terra hanno saputo ritagliarselo per quanto piccolo e misero. L'alieno di Le Havre e' buono e cocciuto, come in fondo tutti i bambini, orgoglioso e preciso, capace di buone azioni e dalla dignita' infinita. Se in un altro capolavoro di Kaurismaki, L'uomo senza passato, il personaggio non esisteva, era senza memoria e senza percezione del tempo, in Le Havre il personaggio c'e' ed e' presente a se stesso e al suo tempo: mostra continuamente i suoi documenti, dichiara il proprio nome, compie azioni morali con il candore di chi sa di essere nel giusto. Perche' nella vita non c'e' altro da fare. Punto. Il mondo di Kaurismaki e' frontale e preciso, le olive dell'aperitivo sono poche e il bianchino piccolo piccolo, ma il cuore e' grande, l'amore pure e la facilita' con cui si compiono buone azioni immediata. Tutto troppo semplice e banale? No. Perche' Kaurismaki lo rende credibile, giusto, universale. E trova il modo di infilare battute da applausi (e decisamente applaudite) e un'aria per niente malinconica, ma solo tenera e delicata, che ricorda il cinema francese del fronte popolare. Chapeau!

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