sabato 12 febbraio 2011

Pallottole d'argento

Gli americani indipendenti non hanno mai digerito del tutto Godard. Fanno ancora oggi film in cui si gira un altro film e in cui una ragazza punta una pistola allo specchio, mentre il regista, nonchè scopatore del momento, se ne sta seduto sul letto con un libro. Deve esserci un intero mondo di registi indipendenti che girano film con le macchine fotografiche e riflettono su quanto è difficile creare. I prodotti in questione sono quasi sempre girati con due lire, se c'è una finestra che emana luce diurna l'immagine è fatalmente immersa in una luce bianca che rovina tutto, ma a volte la cosa può funzionare. Per esempio, è il caso di un doppio film che si è visto ieri al Forum: Silver Bullet e Art History, due cazzeggi in pieno stile indie che al di là dell'irritazione immediata generano riflessioni tutt'altro che banali sul cinema e la realtà. Ad esempio, cosa rimane tra i due attori dopo aver girato una scena di sesso, cosa un regista, dunque un uomo con del potere, può e deve condividere con la sua attrice, come nasce una lacrima al cinema, quale maschera si indossa ogni volta che si guarda l'altro. Tra make up e scene di riprese, fotografie e falsi take, musica e libri, un intero mondo ideale entra sullo schermo e passa anche allo spettatore: il regista, Joe Swangberg, ha un ego smisurato, ma il suo modno lo mette a disposizione, si butta in prima persona nel film, o in una piscina, nudo come i suio attori, e onestamente dice cosa pensa del proprio mondo. In maniera meno letterale e piu' mediata ogni altro autore fa così.

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