lunedì 17 gennaio 2011
Il re è vintage
Da qualche giorno è uscito l'ultimo album dei The Decemberists, gruppo indie americano che viene dallo stato di Washington, dalle parti di Seattle. Si chiama The King Is Dead e rispetto agli altri lavori del gruppo è decisamente più tradizionale. E' un album di dichiarata radice country, una cosa che appena lo ascolti dici cacchio sta roba l'ho già sentita, ma poi alla distanza esce bene, con un suono chiaro e una qualità che supera l'ascolto distratto da pausa caffè. Certo, se uno sente la canzone che Colin Meloy & Co hanno scritto per Dark Was the Night, la bellissima Sleepless, uno strazio melodrammatico da cuore strappato, o la magniloquenza di The Hazards of Love o ancora le derive progressive (nel 2006!) del precedente The Crane Wife, rimane un po' deluso e annoiato. Poi però se al terzo o quarto ascolto si accorge di Calamity Song, che è una canzone bella e trascinante, se gli ricorda un gruppo piuttosto noto e va a vedere chi è l'ospite che lì suona la chitarra, uno che di nome fa Peter Buck e solitamente fa parte dei Rem, allora capisce tutto, capisce che Calamity Song sembra una canzone di Green, che senza dubbio è il miglior perzzo che i Rem hanno scritto negli ultimi dieci anni e anche se non è dei Rem dice pazienza, dice che bello quando a voler cercare le cose nuove uno si scopre affezionato a quelle vecchie, che in fondo non ha mai dimenticato. Il vintage musicale deve servire a questo.
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