venerdì 8 ottobre 2010

The Town di Ben Affleck

The Town di Ben Affleck, che esce oggi nelle sale italiane, sta tutto nel suo titolo: che significa città, ma non come city, che indica una metropoli, ma come cittadina, paesone, ovvero una figura chiave del cinema americano. Il film è ambientato a Boston, che con i suoi 645.000 abitanti city non è lo mai stata e che con le sue vie pavimentate, i grattacieli discreti e il parco grande nemmeno un decimo del Central Park non sembra quasi all'altezza della sua fama (e qui sarà colpa dell'immagine che ci siamo fatta vedendola attraverso le finestre dello studio di Ally McBeal). Boston per gli americani deve essere come un bel paesone, capitale di quel New England che si ostina a essere diverso dal resto della nazione, un agglomerato di quartieri diviso da collinette e fiumi (e qui è grazie a Clint Eastwood) che ne rendono incerta l'identità. Ben Affleck la conosce bene, ci ha studiato e in parte ci è cresciuto, e in uno dei suoi quartieri popolari, Charlestown, a un quarto d'ora da Harvard per quanto lontano mille anni luce, ci ha ambientato il suo primo film da regista, Gone Baby Gone, e fatto altrettanto con il secondo, arrivando addirittura a definirlo come il microcosmo-universo che tutto comprende e tutto giustifica.

Charlestown è "the town", il quartiere di Boston con il più alto tasso di criminalità in America, un posto dove, praticamente, se tu non sei un delinquente, lo è tuo fratello. E infatti, manco a parlarne, nel film, che è un noir con rapine, inseguimenti, camuffamenti, tradimenti, amori finti ma veri, amori veri ma finti, sono tutti uniti da legami familiari o amicali strettissimi e come al solito vorrebbero andar via ma non possono. Rispetto a Gone Baby Gone, però, Affleck non trova lo sguardo e il passo giusti, si fa prendere dall'intreccio, dai toni decadenti del solito disfattismo del noir e così finisce per soffocare il ritratto ambientale che vorrebbe far emergere. C'è la dannazione, c'è la violenza, c'è la colpa, c'è la redenzione, c'è lo sguardo fuori campo che fa sempre tanto pensare, c'è tutto quello ti aspetti e niente che lo giustifichi veramente.

Nell'altro film c'era soprattutto un mondo indipendente e libero nonostante la povertà e la delinquenza, c'era un elogio credibile della diversità e dell'integrità morale al di fuori dagli itinerari del potere e della legge. Qui, invece, nonostante la cornice del noir, c'è solo la voglia di raccontare una storia morale, con la trama che si porta via tutto quanto e che trasforma un potenziale ritratto d'ambiente in una copia sbiadita di Heat - La sfida.

In America è stato un campione d'incassi e presumibilmente anche qui farà i suoi bei soldoni: se andate a vederlo non buttate via i soldi, anzi, ma forse questa volta era lecito aspettarsi qualcosa in più. In fondo è piacevole pensare che uno con la mascella e le spalle da manzo che si ritrova Ben Affleck possa anche essere intelligente e talentuoso.

Nessun commento:

Posta un commento