Ecco una cosa bella che ho sentito in un film visto un paio di giorni fa, Guest di Jose-Luis Guerin. Verso la fine di quello che è un diario di viaggio, un documentario che cresce nelle mani del regista per diventare uno sguardo incuriosito sulle infinite forme del mondo, della povertà, del dissenso, a un certo punto, dicevo, Guerin incontra Chantal Akerman qui a Venezia e la riprende mentre fa una riflessione banale e folgorante sulle immagini. "Idolatria, dice, oggi le immagini non sono altro che idolatria. E pensare che c'è il secondo comandamento: non avrai alcuni al di fuori di me, non avrai altre immagini, altri oggetti sacri, altre idolatrie. Mentre oggi non ci resta che questo".
Non c'è molto da aggiungere, credo, visto che una frase del genere riassume quello che con un po' di ambizione vorrei che fosse raccolto in questo blog: che parla di libri e di musica, certo, ma che cerca soprattutto di riflettere su cosa ci resta delle immagini al giorno d'oggi. Tutto, parrebbe. Quasi più niente, forse.
Ci ho pensato anche mentre vedevo il film di Ozon in concorso, Potiche, che è una commedia carina e leggera, ma molto meno innocua di quanto sembra. Ci penso su e magari dopo ci scrivo.
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