Ma lancio per lancio io mi divertivo enormemente, forse ancora più che se fossi stato là. - Continua, Herm. Sono ricco, io. Lancio per lancio. Chi batte?
A scrivere è Philip Roth, in Patrimonio (Einaudi, p. 110), uno dei suoi capolavori: il racconto della malattia del padre e del suo rapporto con lui. Nella scena Roth chiama da Londra, dove vive (siamo alle fine degli anni '80), a New York, dove il padre vedovo sta guardando la finale del campionato di baseball ed è esaltato dalla bellezza della partita. Nella passione che i due condividono, il loro rapporto vive il suo momento di maggior sincerità e bellezza. Le due pagine dedicate alle telefonate di Roth al padre, durante la serie finale delle World Series e poco prima della morte dell'uomo, sono per me un pezzo di letteratura straordinaria.
Ci ho pensato ieri sera, anche se non mi piace scrivere cose troppo personali, quando ho guardato I due volti della vendetta con mio padre: lo passava Sky ed erano anni che non capitava di guardare un film assieme. Ma il fatto di vedere un western, di vedere Brando e Karl Malden, i cavalli e le rapine, le prigioni e le frustate, mi ha fatto incontrare per la prima volta la dimensione mitologica del cinema, quella che ho sempre sentito raccontare da chi andava a vedere i film di Leone da ragazzo o che ho letto sui libri sul cinema classico.
Ieri sera era come se io e mio padre fossimo spettatori degli anni '60. Oppure quella che stavo vivendo era una rivisitazione della mia infanzia con me presente. Non so, so solo che I due volti della vendetta sarà un film che un giorno farò vedere a mio figlio. Forse dovrei abbonarmi a Sky.
Nessun commento:
Posta un commento