sabato 17 luglio 2010

Sessantanove

Nel 1999 un signore chiamato Stephin Merritt, musicista newyorchese del Village, leader dei Magnetic Fields, omosessuale senza bisogno di sbandierarlo e perciò decisamene sereno a proposito della sua identità e dei suoi gusti musicali, ebbe un'idea: scrivere un musical di Broadway con 100 canzoni d'amore. Una bella idea, ma cara. Decise allora di passare a un album e di diminuire le canzoni da 100 a 69: nacque così un unico cd diviso in tre parte dal titolo semplice semplice, 69 Love Songs. Una roba mastodontica, fatta di canzoni lineari e divertite, sospesa tra l'ambizione dell'opera rock massimalista e la canzonetta da spiaggia: una specie di riassunto di cinquanta anni di musica pop con l'amore (e quale altro tema, se no?) a fare da filo conduttore.

Oggi l'ho ascoltata tutta, da cima a fondo, ci ho impiegato una vita, ma alla fine è stato davvero appagante. L'album è un capolavoro, così geniale da far sì che in un tale turbinio di idee anche le canzoni brutte passino inosservate.

Qui sotto metto una delle canzoni più belle (anche in questo caso sospesa tra la melodia più bieca e l'arrangiamento da urlo) e il confronto fra originale e cover di altre tre (e il fatto che in molti abbiano cantato le canzoni di Merritt significa che è proprio bravo: forse meriterebbe un po' più di successo).

The Magnetic Fields Sweet Lovin' Man

The Magnetic Fields Book of Love  e  cover di Peter Gabriel
The Magnetic Fields Yeah, Oh Yeah  e  cover di Tracy Thorn & Jens Lekam
The Magnetic Fields Papa Was a Rodeo  cover di Bright Eyes

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