Domani usciranno due film molto belli entrambi diretti da donne, cosa che in sé non dovrebbe essere una notizia ma finisce sempre per esserlo. Vengono da Cannes 2009 e sono Bright Star di Jane Campion e Il padre dei miei figli di Mia Hansen-Løve: a loro modo sono storie d'amore, di un amore totale, malinconico, assoluto, come solo le donne possono concepire.
Il padre dei miei figli porta al cinema la vicenda triste del povero produttore Humbert Balsan: ma il fallimento professionale di un uomo diventa nelle mani della Hansen-Løve (mani che hanno imparato da Assayas, per il quale ha lavorato come attrice, a muovere la camera con la stessa attenzione per il corpo e con la stessa idea di uno stile materico eppure leggero) un dolce, intensissimo melodramma famigliare.
Tutto punta all'evento che fa svoltare il film verso la metà, accumula calore, affetto, spontaneità, bellezza e poi si libera in un dolore insostenibile. Ma proprio quando la narrazione sembra sopraffare i personaggi, sceglie invece di lasciar libero il film, di seguire traiettorie casuali, di aprire strade senza uscita, di guardare i corpi delle quattro protagoniste muoversi in un mondo dove l'assenza, paradossalmente, è la sola presenza certa.
Il padre dei miei figli è un film straordinario: la sua regista deve forse troppo al cinema francese degli anni '90 (il suo primo film era già così, bellissimo e un po' già visto), ma alla lunga emerge in tutta la sua femminilità e una storia malinconica diventa un inno alla vita. Se dovessi scommettere su qualche regista per i prossimi anni, punterei su di lei.
A domani per Bright Star della Campion.
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