lunedì 17 maggio 2010

Cannes 63 - L'ultimo uomo

Un homme que crie è senza dubbio il miglior film visto finora in concorso. Il tema non è diverso dal precedente, bellissimo film di Mahamat-Saleh Haroun, Daratt, c’è sempre l’Africa violentata da una perenne guerra civile, c’è ancora un difficoltoso rapporto tra un padre e un figlio e ci sono ancora, soprattutto, quelle scelte morali che più di ogni altra cosa definiscono l’identità di un uomo. Lo stile è rigoroso, la narrazione precisa, senza buchi, procede con spietata lucidità. La storia è quella di un uomo ridicolo nella sua inutile difesa della dignità, un addetto alla piscina di un grande albergo che pur di non perdere il suo ruolo sociale sacrifica alla guerra un figlio. Ricorda L'ultima risata di Murnau, ma Haroun non cita mai. Gli interessa il mondo, la sua pesantezza, il suo calore. L’acqua, la sabbia, la terra, il caldo, la polvere, il sudore: L’Africa è tutto questo. Haroun la fa entrare nel sangue dei suoi personaggi, trovando nella guerra privata tra un padre e un figlio l’universo devastato di un intero continente.

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