giovedì 16 dicembre 2010

American Life di Sam Mendes

Per un misterioso ritardo nella distribuzione in sala, uscirà solo domani American Life, l'ultimo film di Sam Mendes girato a ridosso di Revolutionary Road e rimasto per più di un anno nell'incubatrice dei listini. Il film, che in originale si chiama Away We Go e rende perciò ancora più ridicolo l'inglese di seconda mano della copia italiana, è forse il migliore del suo regista, una robetta buffa in cui non c'è l'ombra del tremendo moralismo di altri suoi lavori e in cui tutti i luoghi comuni umorali e stilstici del cinema indie si presentano all'appello. Va da sé che irrita e diverte al tempo stesso, passa veloce ma poi ritorna per un paio di situazioni divertenti e per il ritratto non banale della resistenza di una coppia all'omologazione dell'intimità. Si potrebbe dire che è un road movie speculare a Tra le nuvole di Jason Reitman, che era un film up on the air tanto quanto questo è down in the ground, a bordo di treni e macchine, mai di aerei, e soprattutto dentro le mille anime di un paese e una cultura immensi. I due protagonisti, diversamente dal personaggio di Clooney, si sporcano le mani con la convivialità e la condivisione, si immergono nella vita a costo di restarne bruciati. Per questo sono simpatici. Sono anche un po' freak e un po' eredi della controcultura hippie, non più sballati ma spaventati e coraggiosi come sono oggi le persone normali che credono nella famiglia, senza per forza essere militanti di filosofie esotetiche o alla ricerca di modelli religioso o sociali da interpretare. Burt e Verona - si chiamano così - fanno tenerezza, creano partecipazione e chiedono di essere capiti, non giudicati.

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