Comincio da oggi a segnalare i film di Onde, giorno per giorno, prima i lunghi e poi i corti, che solitamente sono snobbati nei programmi dei festival e invece andrebbero rivalutati, perché a volte il cuore del cinema sta proprio lì. A Venezia hanno cominciato da quest'anno, al TFF, tra Onde e i programmi italiani, lo si fa da un bel po' di anni.
Moussem les morts di Vincent Le Port, Jean-Baptiste Alazard (Francia 2010, 82')
Liberamente ispirato alle derive esistenziali dello Straniero di Camus, il saggio conclusivo di due giovani allievi della Fémis è un’opera dalla folgorante forza d'urto visionaria: la discesa agli inferi di un francese espatriato in Marocco, che, dopo aver ucciso un uomo per noia e per curiosità, intraprende con due compagni un viaggio nel cuore selvaggio del paese.
The Arbor di Clio Barnard (UK 2010, 90')
La storia vera della commediografa inglese Andrea Dunbar, famosa per Rita, Sue and Bob Too (da cui Alan Clarke trasse l'omonimo film), morta alcolizzata nel 1990 a soli trentun anni. Tra documentario e teatro, un quadro biografico e sociale realizzato a partire dalle autentiche interviste a parenti e amici della donna, recitate in lip synch da veri attori. Un documentario che documentario non è, finto come se la finzione non fosse altro che un modo per esorcizzare la morte.
Eloge de la raison di Waël Noureddine (Francia 2009, 25')
"Un’immersione nell’universo mentale di un uomo che ha scelto la droga come dimensione esistenziale. Una scelta voluta, cercata, motivata, consapevole che ha radici che rimandano alla violenza della guerra, alla morte, all’assurdo, ma che suona come un disperato inno alla vita". Come lesse Moretti in una critica di tanti anni fa, questo film potrebbe essere "puro puss underground": la cosa sconvolgente è che lo è per davvero, una discesa agli inferi dove la soggettiva è del regista stesso e la deriva del cinema di fronte ai suoi limiti.
Lumikko - Little Snow Animal di Miia Tervo (Finlandia, 2009, 19’)
Una ragazzina disperata racconta alla radio la sua storia di emarginazione, mentre lo speaker cerca di rincuorarla. A partire da una vera telefonata, il film costruisce un mondo di dolcezza e fragilità tutte femminili, unendo con sensibilità pop sequenze documentarie e squarci d’animazione.
Omaggio a Massimo Bacigalupo
Programma 1: Dagli esordi a un dittico e un intervento (1965-68)
Dai 18 ai 22 anni, Massimo Bacigalupo realizza 6 opere che rimangono quasi sospese tra due ere: la fine dell’adolescenza in provincia (polarizzata dal cinema amatoriale a passo ridotto e illuminata dal passaggio in Italia della cometa dell’underground americano di Rice, Brackage, Anger), e la partenza per Roma, da cui nascerà l’esperienza della Cooperativa Cinema Indipendente.
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