Ieri si è saputo che l'ultimo film di Darren Aronofsky, Black Swan, aprirà la Mostra di Venezia: un thriller fighetto-newyorchese ambientato nel mondo della danza. Sembra interessante. Ma significa anche che molto probabilmente The Tree of Life di Terrence Malick, il film di cui nell'ambiente si parla da anni, non sarà al festival: perché altrimenti chi non avrebbe aperto con un film del genere? Pazienza, me ne farò una ragione. In compenso mi viene da pensare che Aronofsky è un regista al quale è successo quello che è successo a Richard Kelly (ne ho parlato qui) e che ora si è completamente ristabilito. The Fountain (L'albero della vita in italiano, ma non c'entra niente con Malick) era una tale puttanata che chiunque ne sarebbe uscito con le ossa rotte.
Aronofsky, da quel regista un po' mediocre qual è, ci è passato dentro e con The Wrestler, che è un film di Mickey Rourke piuttosto che con Mickey Rourke, si è ripulito la fedina cinematografica e ora è tornato a fare film come gli pare e piace. Mi piace quando le dinamiche di colpa e redenzione si ripercuotono nel e sul cinema: mi fa credere che questo mestiere sia vivo, umano, divertente, e non una pippa per intellettuali.
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