La scorsa settimana è uscito nelle sale un film molto bello, un quasi documentario italiano che forse è il primo caso di alterazione del titolo originale da lingua italiana a lingua italiana. All'origine si chiama infatti La pivellina, dal soprannome della piccola protagonista, ma ora è diventato Non è ancora domani: un mistero. A parte questo, però, rispetto alla versione da festival non è cambiato nulla. Racconta di due circensi che trovano una bambina in un parco alla periferia di Roma e la allevano nella loro roulotte, mentre l'inverno incombe e tra pozzanghere, cemento, vestiti logori e pizzerie con l'insegna al neon verde e rosa, l'Italia mette in mostra la sua dignitosa miseria.
E' un film tenero, furbo, forse un po' ricattatorio ma mai immorale. Girato dalla coppia italo-austriaca Tizza Covi e Rainer Frimmel, che al circo avevano già dedicato il precedente Babooska, è un documentario, ma con il passo della finzione; una finzione, ma con lo sguardo di un documentario. Il bello è che, mentre lo vedi, ti dimentichi di tutte le questioni formali, un po' ci caschi e un po' no, e alla fine pensi solo a quanto il cinema, a volte, possa davvero essere la cosa più simile al respiro della vita che l'uomo sia riuscito a inventare.
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